I  TRE

 

"A D'Alema e Veltroni,

come a Berlusconi:

fòra dai cojòni!"

 

 

 

La responsabilità di taluni esponenti dell'opposizione nella permanenza al governo del "mafioso di Arcore" nonché "consumatore finale"  (=puttaniere) è davvero pesante.
Massimo D'Alema è stato presidente del Consiglio dall'ottobre '98 all'aprile 2000.  L'anno precedente aveva fatto l'impossibile per favorire il "rivale" politico stendendo tappeti dorati davanti alla "BICAMERALE" e promettendo concessioni. Nella politica estera, poi, il suo comportamento nella guerra  alla Serbia (disprezzo delle decisioni ONU e violazione della Costituzione italiana) ha spianato la strada all'intervento  berlusconiano a fianco di Bush  contro l'Iraq di Saddam, avvenuto ancora nel pieno disprezzo delle decisioni ONU e della Costituzione.
Anche più gravi le responsabilità del Walter Veltroni. Questo personaggio, con ottusa testardaggine, insiste da anni nel voler imporre all'Italia e alla sua vita politica i modelli "americani" di cui è ciecamente innamorato. L'apparente stupidità politica del Veltroni, fanatico del bipartitismo, ha portato all'esclusione dal parlamento di numerosi piccoli partiti, a sinistra e a destra, che -si voglia o no- sono depositari di ideali consolidati nella storia politica dell'Italia postbellica. Questo probabilmente era l'obiettivo -ottenuto- che più stava a cuore al Walter.
Le due "formazioni" nate dal colpo di mano di Veltroni che provocò indirettamente la caduta dell'ultimo debole governo Prodi, cioè PD e PDL, sono copia sbiadita e falsa di democratici e repubblicani degli USA. PD e PDL sono non a caso assai somiglianti nella sigla; molto più significativa la somiglianza sostanziale: si tratta, in entrambi i casi, di un'accozzaglia di gruppi politici in netta antitesi, tenuti assieme solo dal desiderio di prendere quel voto in più che garantisce un premio di maggioranza (parecchie poltrone in più) con cui si dovrebbe poter governare meglio. Quanto sia illusoria questa convinzione è oggi sotto i nostri occhi: una maggioranza di circa 100 voti si è ormai sfaldata, e viene tenuta in piedi dal Kapò a suon di decine di migliaia di euro, proprio come fa con le puttanelle del suo harem. Il partito PDL al governo con Lega (formano un'alleanza sedicente di "centrodestra"), è un contenitore di gruppi provenienti da vari partiti lontanissimi per ideali e metodi: perché il suo collante è il denaro che deriva dalla posizione di potere conquistata, "denaro gratis" con cui si ottengono poi case, ragazze, cariche politiche...  Il PD risulta dalla "fusione" a freddo dei due partiti che dal 1948 al 1990 circa hanno lottato per la supremazia politica in Italia; questo dice molto sulla sua possibilità di tenuta: rimarrà unito finché resta sotto il 30% dei consensi. Già diversi satelliti si sono staccati, confluendo nel "terzo polo" con altri satelliti sfuggiti da "destra". 
I partiti o movimenti  cui si è accennato hanno cercato di tagliare al massimo i "legami con la gente": tesseramento praticamente inesistente, eliminazione della struttura (sezioni, circoli, punti d'incontro, canoniche...) che caratterizzava i tradizionali partiti. Si parla di "struttura leggera" dei partiti, ma in realtà lo scopo è tenere lontani gli elettori (la "base") dalle decisioni fondamentali, quali la scelta dei candidati al Parlamento, ai consigli regionali, ai comuni. Ed effettivamente, con la "porcata Calderoli" questa tendenza ha avuto il suo "riconoscimento legale": la nomina di candidati al senato, alla camera, alle regioni... è fatta dai dirigenti dei partiti senza l'avallo della "base".  Nessun partito si è opposto con durezza alla "porcata Calderoli".  Risultato significativo di queste "porcata": il 40% degli elettori non partecipa al voto, e il trend è ampiamente crescente.  Diverso, nel collegamento con gli elettori, l'atteggiamento della Lega, che tende a un rapporto diretto più forte rispetto ad altri partiti; ma anche in questo caso i rapporti diretti sembrano avere la funzione di fornire direttive e consegne, più che rendere partecipi gli elettori alle decisioni; e non è un caso che il Calderoli, autore della famigerata legge, appartenga alla Lega.

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