Anello del Pìfh

(la Costa - Pra de Puìna - Caseròta)

Il percorso si snoda in montagna, a una quota media di poco inferiore ai mille metri. Si arriva al punto di partenza percorrendo il tratto iniziale della strada silvopastorale Porcen-Monte Tomatico, già descritto (pagina relativa al giro del Torrente Biotìs)  fino "al bivio con una strada in terra battuta. Si tratta del bivio con strada che, a destra, scende in Mόlfhena. Di qui si continua sulla via asfaltata dentro un bosco recente: fino a una trentina d'anni fa a valle c'era Pra de Gnòlo, ripida prateria con casera ora in rovina, a monte I Vané, lunga e ripida striscia di prati che arrivavano fino alla "Strada Alta", attuale sentiero CAI 841 e inizio reale dell'Alta via degli Eroi. Passata una vallecola, tratto di strada assai ripida, con bosco di castagni a monte; era qui il luogo della "pàusa" in cima al "Tàoro", fatta da chi saliva a prendere legna con la pesante slitta in spalla. Poco oltre la pendenza si attenua, e si giunge, in località La Costa, ad un bivio: è questo il punto di partenza e di arrivo dell'anello che percorreremo. Dal bivio per Mόlfhene a quello con la strada del Pìfh circa trecento metri.

MAPPA DEL PERCORSO

Chi lascia l'auto a Porcen deve quindi percorrere due km (pendenza media 13,5%) a piedi o con la bicicletta, per arrivare al punto di partenza del "giro"; chi arriva fin qui con la vettura, la parcheggerà a lato della strada ben oltre l'incrocio, per non intralciare la piazzola dell'incrocio stesso, necessaria per curvare ai trattori con rimorchio e ai camion. Si ricorda che il passaggio dei veicoli nella strada consorziale è consentito a soci del consorzio e operatori forestali.
E' interessante percorrere l'anello per molteplici ragioni: ritrovare significative "testimonianze" di tanta vita trascorsa (fino agli anni '60) lavorando duramente là sul monte; ammirare paesaggi che cambiano col mutare del versante attraversato; osservare i cambiamenti della vegetazione al variare dell'altitudine, dell'esposizione e delle caratteristiche del suolo; notare le significative differenze nella geologia dei luoghi attraversati...
Anche se si cammina su strada camionabile (poco meno di due terzi in terra battuta, il resto su asfalto), il giro dà piena soddisfazione se percorso a piedi. La bicicletta adatta a percorsi di montagna è d'obbligo per gli appassionati di "scalate importanti", e la consiglio anche a ciclisti "normali" almeno per la discesa; per chi usa la bici è fondamentale scegliere il verso di percorrenza sulla base delle proprie capacità. Nel seguito descriverò il percorso effettuato in senso orario (La Costa - Pra de Puìna - Caseròta - La Costa): i quasi 6 Km in terra battuta portano a La Caseròta (punto più elevato) con una pendenza media del 9%; il rimanente tratto di 3 Km circa (asfaltato) ha invece una pendenza media del 16,4%, con punti vicini al 25%. E' chiaro che se si affronta in salita il secondo tratto, molto più ripido, con la mountain bike,  è indispensabile essere scalatori provetti; gli specialisti dell'MTB conoscono bene la Porcén-Monte Tomatico come una delle più avvincenti e impegnative salite (per verificare, cercare nel web con un motore di ricerca).
Periodo indicato per l'escursione: aprile-novembre; ma anche d'inverno, con le ciaspole,  il giro può offrire  grandi soddisfazioni, a condizione che si rispettino le norme dettate dall'esperienza e dalla prudenza; si ricorda che una slavina travolse un gruppo di paesani che salivano al Tomatico per trasportare a valle il fieno, nel lontano 22 febbraio 1836, uccidendone sei.
Grado d'impegno  richiesto, per chi va a piedi: *. I ciclisti tengano in conto la pericolosità della discesa e l'usura dei freni.
 


Punto di partenza e arrivo: incrocio con Strada del Pìfh a 2 km da Porcen, quota m 670. Lungo il percorso abbiamo evidenziato, segnandoli sulla mappa, punti ritenuti interessanti per una o più delle ragioni sopra ricordate. La distanza riferita sarà relativa al punto iniziale del percorso, cioè l'incrocio della strada principale con l'inizio della Strada del Pìfh, non al paese di Porcen. Si prende la strada che sale a sinistra, piuttosto ripida per poche decine di metri. Presto la pendenza diminuisce, e il fondo ora è in terra battuta. Si prosegue verso NE nel recente bosco misto (carpino, castagno, nocciolo...) che ha sostituito i prati dei Vané, fino a raggiungere la dorsale Tomatico-Tèla: su questa, in località Tèla, si interseca la vecchia mulattiera della Strada Alta, ora sentiero 841 CAI e tratto iniziale dell'Alta Via degli Eroi (Punto 1 della mappa. Quota: 690m, percorsi 0,5 Km).
Oltre la dorsale si procede verso E e cambia il versante del monte, ora rivolto a N. La pendenza della via aumenta in corrispondenza dell'attraversamento di un vallone che con piogge intense è assai ricco d'acqua, anche se il suo bacino non è esteso; per evitare erosioni la strada, in corrispondenza dell' attraversamento del vallone, è stata cementata; si tratta della Val de Tina: il nome è assai significativo, e ricorda un grosso contenitore d'acqua; giunto sul piano il torrentello prende il nome Brén, e attraversa nel centro (naturalmente intombato) il paese, cui in varie occasioni ha arrecato danni (Punto 2: siamo a 720m, percorsi 0,7 Km).  Per parecchio tempo, intorno al 1850, furono avvertiti, da Feltre a Seren, forti boati provenienti dalle falde del Tomatico, a Porcen in particolare; i paesani individuarono nella Val de Tina il preciso luogo da cui provenivano; nacquero così timori e detti che han posto la località al centro dell'attenzione; il fenomeno fu oggetto di studio da parte di esperti: --Heidinger W. Das Shall-Phänomen des Monte Tomatico bei Feltre (Jahrb. d.k.k. Geol.Reichs-Aust. Verhand.. Bd. IV. S. 569); Wien, 1853, citato in Ottone Brentari-- Guida storico alpina di Belluno-Feltre.  Effettivamente la zona mi è sembrata piuttosto travagliata sotto l'aspetto geologico; si notano cambiamenti improvvisi nella qualità delle rocce e anche variazioni nell'inclinazione degli strati, rese ben evidenti dalla recente apertura della camionabile; inoltre la nuova strada incontra la faglia Le Mole-Villaga proprio nei pressi di questo punto. Caratteristica sotto altro aspetto, per varie decine di metri a valle della via, la forte presenza di "cespugli delle farfalle" (Buddleja davidii), una pianta che si sta rapidamente diffondendo in svariati ambienti; qui  probabilmente originata da semi sparsi al fine di consolidare la scarpata. La pianta ha trovato un habitat assai favorevole, nonostante quota ed esposizione non rappresentino condizioni ottimali. 
La strada si fa meno ripida, in particolare dopo l'attraversamento di altre due linee d'impluvio, che più in basso convergono nella Grava dei Carpen; anche la natura del terreno va cambiando, ed è sempre più frequente la presenza di brecciame di biancone. La pendenza della via è moderata, anche un modesto e anziano ciclista qui riesce a percorrere buoni tratti in sella. Si arriva così al primo tornante Est (Punto 4: quota 810m, a 1,5 km dal punto di partenza); è evidente, in particolare nel terreno movimentato sul tornante,  la presenza di grandi quantità di brecciame derivante dal disfacimento degli strati di biancone: situazione che si presenta su tutta la parte orientale del percorso. Il tratto che porta al successivo tornante Ovest (Punto 6: a 880m, percorsi 1,9 Km) vede aumentare la pendenza, in particolare nella parte sopra un gradone pianeggiante della costa dei Ronch, che precede il tornante stesso. Si continua poi fino a raggiungere il secondo tornante Est (Punto 7. Quota 930m; percorsi 2,4 Km); poco oltre si incrocia, a sinistra, altra strada che porta a una casera. Nella zona l'apertura della strada è stata facilitata dal tipo di terreno, assai friabile e costituito di minuta scaglia di biancone, adatta al fondo delle strade in terra battuta. Si notano, sopra la scarpata, alcuni cespugli di Rododendro irsuto già a questa quota.
Il tratto che segue vede aumentare la pendenza, in particolare nella parte prossima al tornante successivo, posto a Ovest su ampio gradone della dorsale che sale al Tomatico: siamo in località Pra de Puìna (Punto 8: percorsi da La Costa 2,9 Km; quota m 1000). Sul ripiano del contrafforte Tomàtico-Tèla resiste ancora l'antica casèra, e parte del prato si è conservata e viene ancora curata. Fino a una decina d'anni fa, accanto alla vicina "fossa" alimentata da sorgente (una delle poche sui monti di Porcen), svettava un imponente "fagheròn" (grande faggio), violentato in due fasi da tempeste che gli strapparono prima uno dei due rami principali, poi la parte restante. Da Pra de Puìna, che si trova sull'ampia spianata del filo della dorsale, si aprono finestre tra gli alberi che permettono di godere ampia varietà di paesaggi da SudOvest a NordEst. Qui non troviamo il ghiaino di breccia, che prevale a oriente a poche centinaia di metri: anche l'antica casèra è addossata -a valle- a spesse e imponenti rocce calcaree stratificate, che presentano tracce di fossili. Nella fascia tra gli 800 e 1100 metri capita spesso, nell'inverno, di registrare inversione termica anche consistente rispetto al fondovalle; ora è l'inizio mitissimo di novembre (2013), e una bella primula fa pensare alla primavera. Da Pra de Puìna una strada scende a destra, sopra la fossa, e prosegue fino al Casόn de Rinàldo, sotto Spilόnga. Voltiamo ancora a oriente, proseguendo nel bosco di faggio piuttosto rado, e raggiungiamo il terzo e ultimo tornante Est (Punto 9: percorsi da la Costa 3,3 Km; quota m 1030). Qui è ancora più evidente la grande massa di brecciame e detriti derivanti dalle rocce candide del biancone; è chiaro che una quantità tanto grande di materiale deriva solo in minima parte dalla azione di gelo e disgelo; molto probabile l'origine tettonica della litoclasi che ha coinvolto nella frantumazione un consistente "pacco" di strati di calcare.
Quando il Tomatico era frequentato da tanta gente, e c'era la fretta, soprattutto dei giovani, di scendere in paese dai Pra de Tomàdech, la via seguita non era la normale Strada Alta; dal Cargadόr prendevano un sentiero che verso Est portava alla malga dei Tòn e sotto la Fhìma a Nord, ad attraversare le Pàrt de la Césa, poi ai Nini e infine alla linea di displuvio del solito contrafforte Tomatico-Tèla: la varcavano scendendo in un vallone pieno di brecciame, e giù a rotta di collo nel ghiaione della Grava dei Càrpen (nome del vallone ghiaioso nella parte medio bassa) fino ai Ronchedèi. Il brecciame sul tornante ha creato anche problemi di stabilità alla strada, che in varie occasioni è stata danneggiata dallo scivolamento a valle del terreno. Dopo la Pra Coàtcurva, tratto di strada in leggera salita che va crescendo nel contornare la costa sopra la quale sta un grazioso prato;  nella parte alta del prato è stata restaurata la casèra di Pra Coàt, in magnifica posizione sulla costa prativa rivolta a NordOvest. Il panorama dalla Casèra di Pra Coàt -da SudOvest a Nord- è superbo (Punto 9: percorsi  3,9 Km; quota m 1120). Da Pra Coàt si può salire alla Fhìma seguendo il filo della dorsale Tomàtico-Tèla, passando anche sul Pìfh, l'anticima che nasconde a Porcen la vista della sommità del Tomatico.
In questo punto termina la parte di salita continua: varcata la dorsale si va verso SudOvest; all'inizio la strada è pianeggiante e passa alla base di una interessante rupe sporgente, quindi ancora un tratto ripido. Si nota il cambiamento nel tipo di roccia, anche se, ovviamente, si tratta sempre di depositi calcarei; finora avevamo incontrato, nella parte orientale del percorso assai ricca di breccia, la maiolica (o biancone), nella forma candida tipica (strati sottili e fragili); più a occidente, ove la via taglia la dorsale, come in Pra de Puìna, strati più spessi e imponenti (le formazioni che all'origine stavano subito sotto il biancone). Adesso, come evidenzia la rupe caratteristica sfiorata dalla strada, incontriamo soprattutto strati sottili tipici della formazione di Fonzaso, strati di calcari rosati con selce e di rosso ammonitico. La rupe sporgente è costellata dalle "rosette" di una sassifraga (Saxifraga paniculata, S. alpina) tipica delle Alpi Orientali; si fa notare anche un imponente tronco d'edera, talmente schiacciato sulla parete, che sembra dare l'impressione di sostenerla. Dopo il breve tratto pianeggiante la strada torna a salire, arrivando ad intersecare la vecchia Strada Alta, ora sentiero CAI 841, sopra l'antica majolèra di Spilόnga (Punto 11: quota 1160m, percorsi 4,2 km). Accanto alla casèra in pietra, c'era un piccolo casόn a sfojaròi sufficiente a monticare i pochi animali di un ramo della famiglia Pastorèla; gli altri avevano una piccola malga a Pra Maόr, in alto sotto la malga dei Tòn. I prati di Spilόnga erano molto ripidi, per cui le mucche venivano per lo più alimentate con l'erba falciata e portata nella stalla, per evitare loro rovinose cadute. Poco oltre la costa di Spilόnga la strada scende lievemente, dopo un bivio: a sinistra si sale in Sarfhelàr, noi continuiamo sulla via che scende fino a uno slargo, realizzato per consentire l'inversione di marcia ai veicoli: infatti la strada del Pìfh fin qui descritta fu costruita parecchi anni dopo il tratto che rimane da percorrere fino alla Caseròta. (Piazzola al punto 12: quota m 1140, percorsi km 4,5).
Poco oltre, a monte rispetto alla piazzola, sono i ruderi, ormai avvolti dalla vegetazione, della malga di Grespìn, un tempo nella parte bassa dell'ampia prateria di Sarfhelàr. I prati di Sarfhelàr fino a una trentina d'anni fa coprivano tutta la dorsale tra due impluvi della Val del Fhén e anche un'ampia zona più ad est verso Spilόnga, e su fin sotto la Strada Alta; nella parte alta del prato erano pendàna e casόn della malga di Camìlo, privilegiata dalla presenza, un tempo fondamentale, di una piccola sorgente. Questi due valloni dell'ampia Val del Fhén scendono dai Nini e dal versante NordOvest del Tomatico; oltrepassata una dorsale altro importante ramo della Val del Fhén,  il cui bacino è la zona compresa tra la malga dei Tòn e Stabìr; su questo finirono schiacciati i sei porcenesi dalla ricordata slavina del 1836, travolti più in alto, sulla Strada Alta, nell'attraversamento di Pra Maόr.  Proseguendo ora in lieve salita alternata a tratti pianeggianti, si entra in un bel bosco di faggio, in cui si rimarrà fino all'inizio della discesa. Si attraversa un vallone (punto 13: altitudine m 1180, percorsi km 5,3), la Val de Roàss, che taglieremo anche più in basso. Di qui, sempre nel meraviglioso bosco di faggi, si sale di poco fino a passare, in costa, sopra la rinnovata casèra de La Salina (Punto 14:  1190m, percorsi kmVecchi fojaròi sulla pendana della Caserota 5,6). Continuando nel bosco ancora in lieve salita si arriva a La Caseròta, punto (15) più elevato del "giro" (1195 m); percorsi  5,8 Km dall'inizio dell'anello. Mettono tristezza i resti della malga con la pendàna a sfojaròi ormai cadente che, a distanza di decenni (anni sessanta) dai tempi in cui cessò il suo uso, ancora manifesta le ultime resistenze; anche la casèra, crollato da poco il tetto, sta rovinando. Nei pressi, poco più in alto, una fossa con acqua di sorgente. Qui si interseca la strada "principale", asfaltata: proseguendo verso l'ampia spianata si può salire in Fherbotàna, che si ha di fronte con la lunga casèra immersa nel vivace verde del prato circostante e attorniata da frassini e ciliegi imponenti, e poi al Tomatico.
Giriamo ora a destra e iniziamo la ripida discesa. Attraversiamo una serie di valloni, ben cinque, che a ventaglio scendono dalle cime che attorniano il M. Santo; la strada, sempre ripida, si porta verso Ovest fino al tornante poco prima del costone che scende da Fherbotàna; si torna ad attraversare gli impluvi tagliati in precedenza, mentre i due valloni rimasti a monte confluiscono, proprio in corrispondenza dello slargo ricavato con la costruzione della strada, nella Val de Fherbotàna (punto 16: siamo a 1040 metri, percorsi 6,7 km). Qui terminava l'antica Strada Bassa, descritta in altra pagina; e a  quella rimando per le informazioni sul percorso fino a La Costa, anche se effettuato nel verso opposto. Ricordo ancora i dati su quota e strada percorsa relativi ai rimanenti "punti notevoli" prescelti: incrocio con Val de Roàss (N.17, quota 870m - percorsi 7,6 km); Val del Fhén (N.18, quota 850m - percorsi 7,9 km); Pian de Perèr (N.19, quota 760m - percorsi 8,5 km) e infine di nuovo alla Còsta, dopo una bella scarpinata -se a piedi- di 9 km.

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