VIAGGIO D'ISTRUZIONE(*)
Tepida mattinata di metā maggio(1). La Celeste(2) ci dā la grande
notizia: "oggi facciamo una bella passeggiata". E noi, allievi delle elementari
superiori(3) di Porcen, saltiamo di gioia
e riponiamo in fretta nelle cartelle penne astucci quaderni e anche i sussidiari(4). Euforia e gioia si
attenuano, ma lievemente, quando la maestra annuncia la partecipazione dei
bambini di prima seconda e terza. "Allora la passeggiata sarā corta" mormora
sconsolata la Allenia. Chiediamo dove si andrā, ma la Celeste non cede, deve
essere una sorpresa.
Si parte e si va dalla scuola verso il centro del
paese; alla piazza si volta a destra e si prosegue in salita sulla
Vila. Noi
delle elementari superiori siamo curiosi: si andrā a sinistra fino alle Fontančle sulla mulattiera del Tomatico, oppure a destra verso Costesčle e
Saeri? La risposta arriva in fretta: a destra. Poco pių in alto, al bivio del
Gal, le maestre(5) tirano dritto sulla stradina in salita che porta
alle Costesčle.
Si arriva alla grande casa sul lato sud della spianata sulla collina, con
davanti un bel campo e
le piantine di mais appena spuntate. L'anziana Maddalena ci accoglie e parlotta
con le maestre. Queste ci indicano il sentiero che scende rapido alle "cascate".
Noi di quinta rimaniamo perplessi, e pure i pochi di quarta che conoscono la
zona. Perplessi perché non consideriamo quello un luogo per bambini di prima,
luogo cui guardiamo con reverente timore. Lė
avevamo vinto, o cercato di vincere, la paura dell'abisso che sta sotto il
sentiero che sale sul lato della briglia pių alta a chiudere la forra delle
"Mole", con le vertigini che immancabilmente arrivano percorrendolo.
Fondamentali i consigli
dei ragazzi pių anziani: "Non guardare mai in basso,
perché il vuoto ti tira gių" "Guarda dove metti i piedi e di
sopra dove ti puoi tenere"... In un'occasione ci fu, nella parte alta del
sentiero, una discussione tra i ragazzini che, col pretesto di "ndar a s'cioss"(6),
quasi tutti i giorni frequentavamo il greto del torrente da Rasai fino al
Calierón. Un piccolo smottamento aveva lasciato sassi e terriccio nel sentiero,
il problema era passare o non passare. Ad un tratto Achille, che non aveva
ancora espresso il proprio punto di vista, prese la rincorsa e superō cosė il
punto critico, seguito da qualcuno; altri, come me e Luciano di Rasai, tornarono
indietro.
Ritorniamo alla gita. In un attimo si percorre la discesa sul sentiero che prima
corre sul filo di una piega della collina delle Costesčle, poi con due
tornantini arriva al torrente, sulla spianata di materiale alluvionale che ha
riempito l'invaso a monte della briglia. E qui avviene l'irreparabile.
I bambini di prima e seconda, inconsapevoli del rischio, corrono verso il
bordo
della cascata per tirare oltre le pietre e sentirne il tonfo in fondo. Le
maestre urlano per trattenerli e cacciarli indietro; la superficie della
briglia, tra l'altro, č inclinata a valle per accelerare la caduta dell'acqua;
la scivolata di un bambino lo potrebbe portare a cadere e precipitare...
Noi, vecchi della quinta, ci guardiamo terrorizzati. Lo sguardo assente e
l'espressione di Achille, di solito insensibile ai pericoli, dicono tutto. Anche
davanti ai suoi occhi, come a quelli di tutti noi di quinta, balena l'immagine
di uno di quei piccoli incoscienti che precipita e finisce
nei massi... una
grande macchia di sangue e ossa rotte. D'istinto, senza un piano, fuggiamo veloci
correndo sul greto del torrente, dalla parte opposta alla "cascata", invitando
quelli di quarta e altri a venire con noi; alcuni ci seguono. Corriamo senza
guardare indietro, quasi fossimo inseguiti da quella immagine del ragazzino che
precipita.
Percorso tutto il tratto pianeggiante del torrente, in vista delle due
ultime
"serre" sul torrente Biotėss, ci fermiamo. E sentiamo, lontane, le maestre che
chiamano: "Ildooo, Carloooo, Eziooo..." sempre i nomi pių brevi.
Rispondiamo a squarciagola: "Venite di qua... saliamo da un altro sentiero!".
E arrivano coi bambinetti, ci sono tutti. Intanto ciascuno dei fuggitivi medita
qualche argomento con cui giustificare l'allontanamento, quando le maestre
chiederanno conto della fuga. Invece no, non dicono nulla, non ci rimproverano.
Si informano piuttosto sul sentiero di cui avevamo parlato, che ci eravamo
inventati per essere pių convincenti. Ma la fortuna arriva ancora a soccorrerci:
un centinaio di metri in alto, sul fianco orientale del torrente (lato Porcen),
la voce di un uomo che chiama "Renzoo! Renzooo!...". Era Nando, il
nonno che aveva riconosciuto la voce del nipotino di seconda. "Salite qui da me,
poi c'č un bel sentiero comodo...". Nando tagliava le "frasche" da usare come
tutori per i fagioli; rallentava cosė l'avanzata del bosco nel piccolo prato,
che sull'altro lato era eroso dalla "Bōa de Rubėn(8)". Bello l'inaspettato incontro
del nipote col nonno Nando, che poi parla a lungo con le maestre.
Il sentiero dal piccolo prato di Nando sale, non ripido, alla collina sopra
Rubėn, poco a monte delle Costesčle; e in pochi minuti siamo di nuovo lė,
chiudendo il percorso oltre le Costesčle in un giro. Scendiamo verso il paese e
la scuola, ma la Celeste, dato che siamo in anticipo sull'uscita da scuola, ci
permette una sosta nel boschetto sopra Pra de Stāul; l'ombra dei giovani alberi
č ben gradita nella assolata giornata di metā maggio. Nel bosco un bel
maggiociondolo in fiore non puō sfuggire alle nostre attenzioni. Con i "vidisói"(8),
sempre presenti nelle siepi e nei boschetti, facciamo delle corone, che poi
completiamo con ramoscelli di castagno dalle larghe foglie e con le spighe
dorate del maggiociondolo. Col capo ornato da queste corone, che ci fanno anche
ombra, traversiamo il paese e arriviamo alla scuola. Le maestre sono
particolarmente felici.
(*) Genere letterario(?): "Real Fantasy".
(1) Era il maggio del millenovecentocinquantotto.
(2) La Celeste: Celestina Zasio, per tanti anni maestra a Porcen. Poi insegnante di italiano
e preside di scuola media a Seren e S. Giustina.
(3) La scuola elementare di Porcen aveva due aule: in basso
-piano rialzato di tre scalini- le classi I, II e III; al primo piano IV e V,
cioč le "elementari superiori".
(4) Il sussidiario era libro di testo contenente svariate
materie; in pratica una sintesi di cultura generale.
(5) Le maestre: Leda Ferretti (classi prima, seconda e terza [l'avete giā
capito: una pluriclasse]) e Celestina Zasio.
(6) "ndar a s'cioss": andare alla ricerca di chiocciole, lo
sport pių praticato dai ragazzini di Porcen e dintorni nei pomeriggi, da aprile
a giugno. Si univa l'utile al dilettevole.
(7) Bōa de Rubėn: grande frana che erode la collina a sud delle case Da Rubėn.
(8) vidisói: Clematis vitalba, liana assai diffusa nei cespugli e boschetti non
curati.
Lo stesso percorso oggi
Rifatto oggi, dodici agosto 2017, il tratto pių significativo
della passeggiata di quasi sessant'anni prima. Dall'edificio della
antica
scuola ormai deteriorato (c'č la proposta di un progetto per il suo recupero ad uso
prevalente turistico), fino alle Costesčle, le variazioni pių significative
riguardano le strade asfaltate e, quelle nella campagna oltre il centro
abitato, anche allargate. Le case sono pių linde, non pių attorniate
dall'armamentario spesso disordinato di tutti gli strumenti indispensabili alle
attivitā agricole di un tempo; nella campagna sono rimasti pochi filari di viti
e le piante da frutto sono pių rare; le fasce ripide tra i terrazzi pianeggianti
sono coperte da cespugli. Occorre togliere alberi e viti per facilitare il
lavoro alle macchine, che trascurano i tratti ripidi ove non riescono a
lavorare. Nel paese La Vila č asfaltata e pulita, non pių ricoperta dallo strato
di deiezioni dei bovini portati all'abbeveratoio. Si passa come un tempo al Gal,
El Fheāt, in Pra de Stāul(1) e si arriva in vista della casa sulle Costesčle. Qui, sulla
spianata della collina davanti alla casa, un
bel prato ha sostituito il campo a
mais allora presente.
Proseguendo nella discesa al torrente, notiamo una
pista aperta di recente al
posto dell'antico piccolo sentiero. La necessitā di recuperare una briglia sul Biotėss, la pių a monte, ha imposto l'apertura della pista; la discesa da
Costesčle quindi adesso č pių facile. Sul torrente sono stati eseguiti altri
lavori di pulizia e manutenzione, in particolare a monte della grande "cascata";
inoltre
attorno alle "serre" o briglie riparate e nel tratto quasi pianeggiante
dell'alveo, liberato dalla vegetazione, tra la grande "cascata" e le due serre
pių a monte.
Colpisce l'assenza d'acqua nel torrente, e i massi nel greto ricoperti e
colorati dalle
alghe secche: indicano che l'acqua impetuosa delle
piene č sempre pių rara, perciō incapace di
ripulire e levigare le pietre. Una piccola pozza d'acqua limpida solo nella buca
a valle della bassa "controbriglia", il salto a valle del salto
principale, sempre presente per impedire la rapida erosione che si avrebbe in
occasione di "brentane" sotto la briglia principale; questa scarsitā d'acqua nonostante
i recenti temporali, il cui apporto sembra notevole per l'intensitā della precipitazione,
ma č troppo breve per poter ricostituire le
riserve idriche.
Ora la salita a quel che resta del "pra de Nando", ove il lontano giorno della
"gita" lavorava a preparare sostegni per i fagioli il nonno di Renzo,
allievo della seconda elementare. Si sale sull'impluvio a valle delle briglie
recuperate (destra orografica del Biotėss), aggirando i numerosi
piccoli salti
costruiti nel 1936 (presente una iscrizione(2) celebrativa) per arrestare le
violente erosioni della "Bōa de Rubėn", scopo pienamente raggiunto anche
grazie alla diminuita piovositā; poi si lascia il valloncello per salire a
sinistra sul ripido fianco oggi ricco di alberi: sembra incredibile, ma lė salirono anche i
bimbi di prima e seconda dopo il rischioso passaggio alla "cascata" delle Mole.
Si giunge in breve sul margine del "Pra de Nando", ridotto
a una striscia di alte erbe che sale sul margine della "Bōa de Rubėn";
tutto il resto č ormai fagocitato dai cespugli e dal bosco. Salendo si incontra
la traccia dell'antico sentiero, mantenuto ben evidente dal frequente passaggio
dei cinghiali. Il sentiero finisce nel bosco un tempo a castagno presso le case Rubėn, che si scorgono scendendo poche centinaia di metri; di qui, su sentieri a
sinistra, si puō tornare a Costesčle, oppure scendere direttamente in paese
seguendo la stradina asfaltata.
(1) La Vila, Al Gal, ... e altri toponimi: vedi alla
pagina che descrive questi e altri
della zona di Porcen.
(2) Iscrizione celebrativa nella piccola
briglia in primo piano nell'immagine, in cui perō non risulta visibile.