In Forlìn
Forlìn è la montagna di
Rasai. Più che di un monte, si tratta
della parte finale di una dorsale che si stacca dal M. Sassumà, e presenta una
larga faccia triangolare rivolta al paese cosicché, vista da questo, nasconde la
parte che la collega al Sassumà, e così dà l'impressione che si tratti di un
rilievo isolato (Salita al Monte Sassumà su YouTube:
https://youtu.be/CsvSoWXR2cY). Quasi alla sommità del triangolo un prato, su cui la sera
di ferragosto vengono accesi i tradizionali falò per
onorare il patrono del paese, S. Rocco; i lumi son ricavati da gusci di
chiocciole, entro i quali vien posto un combustibile che brucia
lentamente; le chiocciole vengono disposte in modo da formare le lettere
WSR
(viva san Rocco).
Su Forlìn si trovavano numerosi secolari "moronèr" (alberi dei marroni):
trascurati per decenni, sono deperiti rapidamente anche perché sono stati
attaccati da un fungo (criphonectria parasitica =
cancro del castagno che
attacca fusto e rami a partire dalla corteccia) e, più recentemente, da un insetto che provoca
galle
su foglie e germogli. Per alcuni moronèr è stato tentato un recupero, eliminando le parti colpite dal "cancro
del castagno"; sono anche stati innestati, per produrre marroni, molti giovani
polloni crescenti sui ceppi di castagno; recentemente poi si è proceduto alla
sistemazione di numerose piantine nella zona in cui il ripido pendìo si
trasforma in piano a lieve pendenza, subito a valle del già esistente
vecchio bosco; si è così ricavata una piantagione
ove le lavorazioni potranno essere meccanizzate permettendo una
resa più alta senza le fatiche e i rischi necessari sui terreni ripidi. Per la
valorizzazione del frutto e per favorirne la commercializzazione è stato
costituito, a Rasai, un Consorzio del Castagno cui aderiscono anche produttori di altre frazioni. La
presenza consistente del castagno (sia esso "selvatico" o innestato per il
marrone), pianta simbionte con molti dei funghi più pregiati, implica la
crescita abbondante di questi ultimi, se le condizioni del tempo sono favorevoli; e su
Forlìn i cercatori di funghi trovano spesso grosse soddisfazioni.
La "caminàda" qui descritta si svolge, in parte, in questo tipo di
ambiente; può essere
effettuata in ogni stagione, escludendo i periodi successivi a forti piogge o
con innevamento consistente. Richieste calzature con buon grado di
protezione, idonee anche all'attraversamento del torrente Biotìs in due punti.
Grado d'impegno richiesto:
**
Da Saeri si procede verso Sudovest, e si sale in costa sulla collina (le Roàte) con
alberi di castagno; emerge qua e là qualche masso lasciato dai ghiacciai e,
vicina al sentiero, una pietra che segna il confine tra le frazioni di Porcen e
Rasai. In cima alla collina traccia di sentiero, che quasi
pianeggiante raggiunge le Costesèle, con grande casa fino a pochi anni fa stabilmente
abitata. La casa è posta sul lato sud di un ampio pianoro alla sommità del
colle. è probabile che questa
spianata, come quella che si trova più a Est, sul colle di Rubìn, sia,
almeno in parte, frutto di secolari lavori di "miglioramento agrario"
di queste colline di chiara natura morenica.
Ottimo il panorama dal pianoro delle Costesèle: a Sud l'arco
Tomatico-Sassumà, con la valle del Biotìs dalle Mole al Calieròn,
e il costone di Forlìn; a Ovest Roncòn, Cima Campo, Cima di Lan; a Nord (da ovest
a est): monti
granitici del Tesino, Avena, Le Vette, Cimonega, S. Mauro, Tre Pietre e
Pizzocco, Schiara, Serva, Col Nudo; verso Est i monti dell'Alpago. Da
Costesèle si scende al torrente Biotìs su sentiero
già descritto, lo si attraversa a monte della grande briglia e si risale sull'opposto versante. La
risalita è assai ripida; il sentiero, ben evidente, sbuca dal fitto bosco a
carpino su una
radura in cui la prudenza deve essere massima, soprattutto in presenza di
bambini: siamo infatti sull'orlo del burrone che finisce nella
forra de "Le Mole" (Video Mole su YouTube:
https://youtu.be/gdP6Us2XjfI). Si prosegue, tra alberi di castagno, lasciando il
sentiero e proseguendo sulla linea di massima pendenza, per arrivare più in
fretta alla "Strada di Valorna". Tra le strade di montagna dei paesi
circostanti Porcen, quella di "Valorna" è tra le meno recenti: fu
realizzata durante la I guerra mondiale dai prigionieri dell'esercito degli Asburgo; volevano far salire armamenti pesanti alla Forcella Dira,
da cui avrebbero cannoneggiato le truppe italiane verso il Grappa; la strada
rimase incompiuta, ma almeno la guerra finì prima. Si prende a sinistra la
strada, in questo tratto del tutto pianeggiante, e si procede speditamente; la
pendenza è minima. Si superano due valloni, che precipitano al Biotìs, e si
arriva a un bivio: a sinistra si scende al prato con casera
da Bin. Proseguiamo a destra e, dopo un
tornante, si gira per superare un profondo vallone che in più occasioni ha
arrecato danni erodendo la via. In breve si arriva a una sorta di incrocio: la
strada vecchia continua con lieve pendenza verso il Calieròn, luogo di
confluenza delle valli che scendono dall'arco Tomatico-Sassumà; a monte una va
al prato Da Cico con pendenza ben più forte della vecchia via, mentre la
strada più recente, che seguiremo, dopo un tornante risale con pendenza costante ma non
eccessiva, alzandosi sopra la strada già percorsa, tra boschi in prevalenza di
faggio, nella zona detta Pian d'Azòn. La vista è sulle propaggini del fianco orientale della valle del Biotìs,
e il panorama si va allargando anche su Porcén e, oltre il suo colle, sulla
vallata feltrina. Un altro
tornante, ove
lasciamo la strada per seguire un sentiero che, piuttosto pianeggiante,
si stacca sul tornante stesso e continua verso ovest. Al bosco di faggio e
carpini si va sostituendo man mano il castagno (siamo quasi a 700 m); la natura
del terreno, più profondo e con maggior capacità di trattenere l'acqua,
favorisce il cambio di vegetazione. Il terreno diventa ancor meno ripido, e
spariscono le ultime tracce di sentiero, in corrispondenza di una zona
relativamente
pianeggiante detta La Bùsa. Si scende verso il pianoro di Malèrn,
in vista di una strada che vi sale dai Còi. Da Malèrn si può
scendere attraverso il rado bosco di moronèr fino alla strada che unisce i
Còi con la strada di Valorna; la si incontra in corrispondenza di un'area
di ristoro, con panchine. Si continua poi a destra, a fianco della
piantagione di giovani castagni.
Guardando indietro, a ponente, una bella vista sul piano dei Còi, -vedi
l'immagine qui sopra- con la casa di Bruno in fondo; all'incrocio con la strada
di Valorna, la si prende voltando a sinistra; alla prima curva si esce e si scende sul sentiero a
destra. Il sentiero passa accanto a una piccola sorgente, per la quale era stata
costruita una vasca in cemento, ora in parte rovinata; più in basso, oltre la
vasca, le tracce di sentiero si perdono tra i cespugli; la zona è pure chiamata
Le Bòe, forse per le antiche erosioni provocate dal Biotìs nelle sue
piene. Poche decine di metri e incontriamo un sentiero, di cui seguiamo il
tratto che va dritto al torrente che attraversiamo. Risalite le propaggini della
collina "Le Roàte", in pochi minuti torniamo in Saeri.
Il percorso può essere modificato e ridotto (grado d'impegno
*), per chi viene da Rasai o da Serén, ponendo
punto di partenza e arrivo in corrispondenza dell'area "attrezzata" con
panchine, lungo la strada dei Còi. In tal modo si elimina
l'attraversamento del Biotìs sopra la forra delle Mole, e la discesa delle
Bòe con attraversamento del torrente prima della risalita finale, cioè i
tratti più impegnativi e avventurosi.